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Si è parlato di Credito Cooperativo, e del valore delle banche di comunità, ma soprattutto della loro possibilità (in quanto modello partecipativo in rete con i territori) a venire incontro alle tante, nuove “solitudini” del nostro tempo, nel corso del XXIV Seminario di formazione per giornalisti della Agenzia “Redattore Sociale” che si è tenuto a Capodarco (Fermo) dal 30 novembre al 2 dicembre. Tra i convinti sostenitori dell’iniziativa, come avviene ormai da diversi anni, Federcasse e la Federazione Marchigiana delle BCC.
In particolare, di cooperazione di credito e della sua essenza si è discusso il pomeriggio del 1 dicembre nell’ambito della sessione sul tema “Dai numeri all’ascolto”, attraverso il contributo del responsabile del servizio comunicazione e knoweledge sharing di Federcasse Marco Reggio. Coordinato dalla giornalista di Rai Radio 1 Eleonora Belviso, il confronto ha visto la partecipazione anche di Romina Fraboni, ricercatrice Istat, e di Marco Lunghi, presidente dell’associazione “Telefono voce amica Firenze”.
Più voci che, ciascuno dal proprio angolo visuale, hanno messo in luce il fenomeno della “solitudine” che può certamente essere, prima di tutto, fisica, ma anche legata a privazioni di carattere economico, sociale e culturale.
Importanti i dati dell’Istat: nel 1998 in Italia vivevano sole 4,6 milioni di persone; nel 2016 il dato è salito a 7,7 milioni, dai giovani single agli anziani vedovi. Questo a causa dell'invecchiamento della popolazione, dalla lunga permanenza dei giovani nella famiglia di origine, dalla bassa fecondità, dalla crescita delle separazioni e dei divorzi e dalla diffusione di nuove forme di unione. "L'Italia – ha detto Fraboni - è prima in Europa per la speranza di vita e seconda nel mondo soltanto al Giappone: nel 2018 gli anziani sono 13 milioni e 644 mila, con prevalenza nella fascia d'età 65-74 anni. L'Italia è anche il paese con la più bassa fecondità e la più alta età media al parto. Nel 2017 il numero medio di figli per donna ha continuato a diminuire raggiungendo 1,32. Inoltre si sono ridotti i componenti della famiglia: sono diminuiti i nuclei numerosi e quelli con più generazioni che coabitano. Le coppie con figli sono il 34% delle famiglie. Sono cresciuti i caregiver, arrivati a 16 milioni di persone ed è aumentata la loro età.
In quest’ultimo quadro si inserisce il dato della percezione del benessere, data dalla consapevolezza di poter contare sull'aiuto di una rete di parenti, amici o su associazioni. Circa 3 milioni di persone dai 14 anni in su dichiara all'Istat di non poter contare su nessuno. Di contro, al crescere della rete familiare e associativa il benessere percepito aumenta, anche tra le persone sole.
Su questi dati si è innescata la riflessione del Credito Cooperativo. Gli ultimi numeri sull’aumento delle pratiche di microcredito, ma anche dello spostamento dei consumi su beni che creano soddisfazioni di breve periodo (tecnologia, auto) evidenziano situazioni di disagio sociale che vanno ben oltre il dato economico. Reggio ha ricordato, per questo, l’importanza di essere e fare rete propria del modello cooperativo. L’attitudine delle BCC, ad esempio, ad intervenire nella prevenzione del fenomeno dell’usura (in forte ascesa) o della ludopatia, ed i risultati su questo versante, dicono che è tempo di educare all’uso responsabile del denaro e di cambiare paradigma di sviluppo per contrastare le nuove forme di solitudine. “Occorre dare nuovo spazio ai beni relazionali – ha detto Reggio – per ricucire relazioni di fiducia. Su queste si può ricreare sviluppo”.
Tra le risposte alla solitudine c'è, infine, quella che viene dal volontariato e in particolare dall'ascolto. Come ha testimoniato Marco Lunghi, presidente dell’associazione “Telefono voce amica Firenze”, attiva da 50 anni. Il numero (0552. 478666) è attivo dalle 16 alle 6, ogni giorno. I volontari riescono a gestire circa 18 mila chiamate l'anno, 50 al giorno. "La nostra - ha detto Lunghi - è stata la prima associazione che ha attivato l'ascolto telefonico in Italia, con l'obiettivo di rivolgersi a tutti, a chi si sente solo e non ha nessuno con cui parlare”. "Tutti vuol dire tutti - ha precisato Lunghi - la maggioranza delle persone che ci chiamano hanno difficoltà a stabilire relazioni umane e noi le accogliamo con il sorriso sulle labbra, cercando di essere empatici, essendo disponibili, senza mai giudicare”.