Dietro al Fronte. Canali, lagune, barche e barcari nella Grande Guerra
(pubblicato nel 2018)Cento anni or sono finiva la Grande Guerra. Un avvenimento eccezionale, inedito nella vicenda di popoli e nazioni, a tal punto da meritare il nome di Mondiale. Per la prima volta, nelle tragiche vicende di scontri militari e conflitti, il coinvolgimento di eserciti e Stati ha assunto una dimensione planetaria, globale. Fino ad oggi, la prevalente attenzione di storici e ricercatori delle vicende di quel terribile momento della storia contemporanea si è incentrata sulle vicende legate alla “guerra combattuta”, alle strategie di generali ed eserciti, agli esiti delle battaglie, alla vita terribile che ha coinvolto milioni di soldati mandati al fronte e talora costretti a rimanervi per anni, impegnati e consumati in una logorante lotta di trincea. Ma la globalità di una guerra mondiale è misurabile anche nel coinvolgimento totale che essa ha comportato a tutti i livelli, non soltanto quelli militari, ma anche quelli riguardanti la vita sociale, politica, delle comunità che non erano in prima linea, ma nelle retrovie, dove tuttavia mobilitazione, fatiche, privazioni, non sono state certo di minore consistenza e drammaticità. Se c’è stato un fronte militare, è innegabile che la Grande Guerra ha comportato anche l’allestimento di un altro fronte, sul quale si sono attestati uomini, donne, vecchi e bambini, combattenti che hanno vissuto la loro guerra con strumenti diversi dalle armi, ma non meno pericolosi e faticosi. Le pagine di questo libro sono dedicate in particolare al “fronte delle acque”, cioè alla particolare guerra combattuta lungo i fiumi, i canali, o sulle lagune che affollano da sempre le terre padane. Questo libro, insomma, vuole far conoscere e documentare un aspetto poco noto della Grande Guerra: il ruolo assunto dalle acque interne della pianura Padana, del Veneto orientale e della laguna nell’organizzazione militare del conflitto. Il tutto con un occhio particolare al bacino circostante Chioggia e al canale navigabile Padova-Monselice, lungo il quale trovarono sede tutti i comandi principali. La presenza di un ramificato sistema di canali navigabili tra il fiume Po e l’Isonzo indusse lo Stato Maggiore Italiano -allo scoppio della guerra- a requisire tutti i natanti che solcavano le acque interne e a scavare nuovi tratti navigabili per migliorare i collegamenti. Ciò consentì di facilitare la condotta di materiale proveniente dall’area maggiormente industrializzata dell’Italia Settentrionale, di rifornire il fronte, di trasportare i feriti negli ospedali e mettere al sicuro le opere d’arte custodite nei musei e chiese veneziane. Ecco allora tratteggiata da Claudio Grandis la rete navigabile dell’Italia settentrionale da Milano alla Laguna, corredata dall’illustrazione dei diversi natanti che solcavano fiumi e canali alla vigilia della guerra. Mauro Scroccaro dedica poi grande spazio per documentare l’utilizzo delle acque interne nel corso del conflitto: dal trasporto dei mezzi militari, materiale bellico e vettovagliamenti alimentari a quello dei feriti agli ospedali militari, dalla messa in salvo delle opere d’arte, allo scavo di nuovi canali e all’allestimento dei ponti mobili nei diversi fiumi e nella zona lagunare. Infine Emanuele Cenghiaro racconta, in una sorta di itinerario storico-culturale, l’insediamento dei comandi militari l’ungo l’asta navigabile Padova-Monselice (Armistizio, Abano, Montegrotto, San Pelagio, Battaglia, Lispida e Monselice) all’indomani di Caporetto. Questa narrazione è corredata dalla riproduzione di circa 200 immagini fotografiche, in gran parte inedite, provenienti dall’archivio dell’Istituto Storico e di Cultura dell’Arma del Genio di Roma, dal Museo Storico della Terza Armata di Padova e dall’Archivio Militare di Vienna, oltre a documenti, cartoline e mappe originali di quel tragico conflitto. Insomma, un volume che nella ricorrenza del centenario Banca Patavina ha voluto promuovere e realizzare per offrire un contributo originale alla narrazione delle vicende della Grande Guerra, della Prima veramente mondiale, nelle dimensioni ma anche nella tragicità del bilancio finale, al quale dobbiamo guardare sempre, oltre che con rispetto, anche con vigile memoria, per non dimenticare e per non ripetere tragici errori.